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Firenze - Villa La Gallina: affreschi di Antonio del Pollaiolo PDF Stampa E-mail

  

Antonio del Pollaiolo a Villa la Gallina

   

villa la gallina 

 

 

 

Tecnica di esecuzione

Al momento dell’esecuzione l’intera parete si presentava imbiancata (1) con diverse mani di scialbo, compreso nell’imbotte delle finestre. Prima di cominciare a dipingere, l’artista ha modificato la struttura della parete tamponando le aperture. In seguito ha eliminato lo scialbo, realizzando poi la sua composizione a tempera sul vecchio intonaco.

Fra il tamponamento delle aperture e l’esecuzione dei dipinti deve essere trascorso poco tempo, in quanto sulla parte tamponata, essendo l’intonaco ancora fresco, il colore applicato a tempera si è fissato maggiormente grazie al processo di carbonatazione della nuova malta. Ciò ha fatto sì che, durante le ottocentesche operazioni di discialbatura delle pitture, fosse possibile recuperare in questa zona molta più cromia rispetto al resto della parete dipinta su un intonaco preesistente e oramai carbonatato, chiarendoci le cause del differente stato di conservazione della superficie pittorica.

La presenza di una imbiancatura della parete prima della realizzazione dei dipinti è stata dedotta dalla presenza di scialbo nell’imbotte delle due finestre tamponate: l’intonaco nuovo applicato per chiudere la finestra dell’arcata di sinistra col tempo aveva subito un distacco rispetto alla muratura circostante, consentendo di analizzare gli strati pittorici originali dell’imbotte. Contemporaneamente si è potuto anche appurare che l’imbiancatura dell’imbotte si assottigliava in prossimità della parete dipinta, avvalorando l’ipotesi che il Pollaiolo avesse discialbato la parete prima di cominciare a dipingere.

Infine un’ultima precisazione. Dalle osservazione fatte in corso di intervento, abbiamo dedotto che le pitture avevano subito un restauro già prima che fossero scialbate: sulla zona relativa al cielo, infatti, si possono notare stesure di azzurro prive della preparazione a morellone sottostante, usata invece per tutta la pittura circostante. Queste ridipinture, eseguite sempre in azzurrite, sono state ritrovate sotto lo scialbo e ci inducono a pensare che le pitture del Pollaiolo non siano state imbiancate pochi anni dopo la loro esecuzione, come invece la letteratura sull’argomento ha ipotizzato

Il restauro, condotto dalla ditta Guido Botticelli, è eseguito dal restauratore Guido Botticelli con l’assistenza di Stefania Franceschini che si ringrazia per la collaborazione. L’intervento è stato seguito dalla Soprintendenza per il patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico delle province di Firenze, Pistoia e Prato nella persona della Dr.ssa Francesca Nannelli (2).

Il restauro è stato pubblicato da Critica D'arte da Guido e Silvia Botticelli, n. 18, 2003.

(1) Cfr. M.LOGAN BERENSON, Decouverte d’une fresque de Pollaiolo, in “Chronique des Arts”, 1897, pp. 343-344 ; C. CARNESECCHI, Gli affreschi di Antonio del Pollajuolo in Arcetri, in « Arte e Storia», XIX, 1900, p. 64; L.D. ETTLINGER, Antonio and Piero del Pollaiolo, Oxford, 1978, pp. 145-146. Cfr. G. GUASTI, Gli affreschi del secolo XV scoperti in una villa ad Arcetri, Firenze, 1900.

(2) Le analisi sono state eseguite dal dott. Luigi Soroldoni, consulente scientifico e dal dott. Umberto Cesellato del C.N.R. di padova. Per l’individuazione della tecnica pittorica sono state fatte analisi stratigrafiche per microscopia elettronica SEM - EDS, mentre per la conoscenza del degrado e l’identificazione dei sali presenti sono state eseguite analisi chimiche e per diffrazione ai raggi X. Come documentazione per immagini sono state eseguite fotografie ad ultravioletto ed ad infrarosso.

 
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